So she said what's the problem baby
What's the problem I don't know
Well maybe I'm in love (love)
Think about it every time
I think about it
Can't stop thinking 'bout it
“Non sono innamorata!O forse sì, ma non serve a niente, quindi meglio convincersi di no…”
How much longer will it take to cure this?
Just to cure it cause I can't ignore it if it's love (love)
Makes me wanna turn around and face me but I don't know nothing 'bout love…
Gingerheidi è così. Like love, only different. E con questo non voglio riferirmi al melting pot dei gender, o ai molteplici e svariati amici non precisamente straight con cui esce il sabato sera e a volte anche il lunedì, il martedì, il mercoledì dopo il lavoro, il giovedì e ogni tanto il venerdì e la domenica… Mi riferisco a una differenza di grado, una qualità superiore, quella piccola rarità, quella diversità, voluta o involuta, che rende una cosa unica e senza prezzo, tipo le cento lire con l’uno dell’anno stampato al contrario…
Ah, comunque… se uso tutti questi termini anglosassoni a me inusuali, è solo per entrare nella dimensione insulare di Gingerheidi, a metà tra quella piccola isoletta verde appena segnata sulle mappe e l’isolona imperiale poco più a destra (parecchio), a cui è legata da un rapporto strano, di nuovo like love, only different, amore e odio… Gingerheidi vive esattamente a metà, tra il secondo e il terzo atto di una commedia di Wilde, in quello spazio di mare, tra Dublin e Holyhead, proprio lì in quello spazio azzurro dove di solito nelle cartine c’è scritto “Irish Sea”…
What's the problem I don't know
Well maybe I'm in love (love)
Think about it every time
I think about it
Can't stop thinking 'bout it
“Non sono innamorata!O forse sì, ma non serve a niente, quindi meglio convincersi di no…”
How much longer will it take to cure this?
Just to cure it cause I can't ignore it if it's love (love)
Makes me wanna turn around and face me but I don't know nothing 'bout love…
Gingerheidi è così. Like love, only different. E con questo non voglio riferirmi al melting pot dei gender, o ai molteplici e svariati amici non precisamente straight con cui esce il sabato sera e a volte anche il lunedì, il martedì, il mercoledì dopo il lavoro, il giovedì e ogni tanto il venerdì e la domenica… Mi riferisco a una differenza di grado, una qualità superiore, quella piccola rarità, quella diversità, voluta o involuta, che rende una cosa unica e senza prezzo, tipo le cento lire con l’uno dell’anno stampato al contrario…
Ah, comunque… se uso tutti questi termini anglosassoni a me inusuali, è solo per entrare nella dimensione insulare di Gingerheidi, a metà tra quella piccola isoletta verde appena segnata sulle mappe e l’isolona imperiale poco più a destra (parecchio), a cui è legata da un rapporto strano, di nuovo like love, only different, amore e odio… Gingerheidi vive esattamente a metà, tra il secondo e il terzo atto di una commedia di Wilde, in quello spazio di mare, tra Dublin e Holyhead, proprio lì in quello spazio azzurro dove di solito nelle cartine c’è scritto “Irish Sea”…
Figlia del mare lo è di sicuro, Gingerheidi, un mare placido e sonnacchioso, non a caso dominato dalla “Dormiente del Sannio”, figura di donna leggendaria sdraiata sul verde paesaggio collinare, il cui seno prosperoso si staglia voglioso e invogliante alla luce rossastra del tramonto…
Nata e cresciuta nella “città delle streghe”, Gingerheidi appena può ritorna in quel paesino in montagna, 359 famiglie e 376 abitazioni, dove ritrova quelle tradizioni popolari, quelle ricette culinarie, quei metodi tradizionali, quel calore familiare di contatti e parenti che le sono sempre andati stretti ma che, in fondo, la fanno sentire parte di una comunità, amata e apprezzata nelle sue peculiarità… ancora a metà tra un paese di montagna e la metropoli postmoderna dove ogni scelta è possibile, ma forse nessuna è altrettanto plausibile…
E Gingerheidi vive perennemente nel tentativo di “Make sense of” quite everything, ultimamente si tratta di illness and disease, ma in realtà è con lei stessa, con la sua vita, il suo passato, il suo futuro, le sue delusioni e le sue speranze che cerca continuamente di venire a patti, la sua tendenza è quella di interrogarsi su ogni cosa, fornendola di un significato che la sua mente iperattiva e brillante non accetta di ridurre a semplice e banale compromesso. Non accetta compromessi Gingerheidi, e per questo avrà sempre la mia stima imperitura e il mio affetto insindacabile, qualunque cazzata ha fatto e farà, qualsiasi montagna deciderà di scalare o qualsiasi declivio per cui ruzzolerà giù se dovesse andare male…
So I said I'm a snowball running
Running down into the spring that's coming all this love
Melting under blue skies
Belting out sunlight
Shimmering love
Well baby I surrender
To the strawberry ice cream
Never ever end of all this love
Well I didn't mean to do it
But there's no escaping your love…
Anche Gingerheidi si arrende a volte al gelato (forse non alla fragola, decisamente non il suo gusto preferito), e che non si dica che abbia mai rifiutato una puntata al cornettaro dopo essersi sorbita, per quieto vivere, la visione del David Lynch di turno… innamorata dei gusti dolci, delle salsine e salsette tra cui ha la fortuna di rientrare il sottoscritto, Gingerheidi ha conosciuto anche l’amore dei poeti, delle perle negli occhi e delle poesie dedicate, l’amore che, infinitamente più dolce di qualsiasi gelato, lascia purtroppo l’amaro in bocca quando finisce, non necessariamente con una menzogna…
Ma il revisionismo storico, si sa, è l’arma dell’innamorato deluso, anche io l’ho usata a volte, quando il dolore si fa lancinante e vivere non ha senso. In questi momenti Gingerheidi non accetta la categoria del caso, e ogni cosa si fa negativa e persecutoria, il destino spietato si volge contro la sua vittima rendendo tutto inutile e votato al fallimento… è in questi momenti che Gingerheidi sogna altre vite, altre strade, sfoglia nella sua mente grafiche pubblicitarie e casalinghe da soap opera, esuberanti eroine televisive alla guida di SUV superaccessoriati, che scorrazzano per vialetti inglesi dirette al centro commerciale di turno per fare shopping di vestiti violerrimi e accessori ultimo grido, per poi tornare alla casetta downtown dove aspettano marito e figli per una cena da mulino bianco…
Per fortuna questi incubi si dissolvono immediatamente al sole della letteratura di cui Gingerheidi è innamorata veramente (this is real love!), un amore che, come non manca di ricordarmi spesso, è solo casuale, incidentale, forzato da un’adolescenza particolare, un amore che, come tutti gli amori veri e profondi, spesso Gingerheidi ripudia, solo per tornare poi a provarlo con sempre maggiore forza e vigore.
…Accidentally in love.
*** pynch, l'inguaribile romeo che mi ritrovo per fratello, mi ha scritto questo ritratto in cambio di favore simile che gli feci tempo fa. avrei voluto scrivere un'introduzione, se non al pezzo, almeno a lui, ma alla fine ho pensato che sia meglio lasciare tutto al lettore... io mi ci ritrovo, forse pure troppo... ma io ginger o io heidi?!
2 commenti:
da unire con l'audiovisione del video, ovviamente:
http://www.youtube.com/watch?v=Ur2OGp6AQcQ&mode=related&search=
quell'isoletta????
Mind you, pynch, i'm back in all my greenish irishness!
maud
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