Ob ich dich liebe, weiß ich nicht.
Seh ich nur einmal dein Gesicht,
Seh dir ins Auge nur einmal,
Frei wird mein Herz von aller Qual.
Gott weiß, wie mir so wohl geschicht!
Ob ich dich liebe, weiß ich nicht.
Johann Wolfgang von Goethe, 1771
13/04/07
fiera di me
ieri, durante un esercizio di improvvisazione per l'utilizzo del Simple Past, una mia studentessa ha formulato la frase "(nome femminile), my secret lover..." per poi aggiungere, titubante, "...metto un nome maschile?!". io le ho risposto "no, va bene così!" con uno dei miei migliori sorrisi.
12/04/07
10/04/07
Gingerheidi: due o tre cose che so di lei…(Accidentally in love…) by pynch
So she said what's the problem baby
What's the problem I don't know
Well maybe I'm in love (love)
Think about it every time
I think about it
Can't stop thinking 'bout it
“Non sono innamorata!O forse sì, ma non serve a niente, quindi meglio convincersi di no…”
How much longer will it take to cure this?
Just to cure it cause I can't ignore it if it's love (love)
Makes me wanna turn around and face me but I don't know nothing 'bout love…
Gingerheidi è così. Like love, only different. E con questo non voglio riferirmi al melting pot dei gender, o ai molteplici e svariati amici non precisamente straight con cui esce il sabato sera e a volte anche il lunedì, il martedì, il mercoledì dopo il lavoro, il giovedì e ogni tanto il venerdì e la domenica… Mi riferisco a una differenza di grado, una qualità superiore, quella piccola rarità, quella diversità, voluta o involuta, che rende una cosa unica e senza prezzo, tipo le cento lire con l’uno dell’anno stampato al contrario…
Ah, comunque… se uso tutti questi termini anglosassoni a me inusuali, è solo per entrare nella dimensione insulare di Gingerheidi, a metà tra quella piccola isoletta verde appena segnata sulle mappe e l’isolona imperiale poco più a destra (parecchio), a cui è legata da un rapporto strano, di nuovo like love, only different, amore e odio… Gingerheidi vive esattamente a metà, tra il secondo e il terzo atto di una commedia di Wilde, in quello spazio di mare, tra Dublin e Holyhead, proprio lì in quello spazio azzurro dove di solito nelle cartine c’è scritto “Irish Sea”…
What's the problem I don't know
Well maybe I'm in love (love)
Think about it every time
I think about it
Can't stop thinking 'bout it
“Non sono innamorata!O forse sì, ma non serve a niente, quindi meglio convincersi di no…”
How much longer will it take to cure this?
Just to cure it cause I can't ignore it if it's love (love)
Makes me wanna turn around and face me but I don't know nothing 'bout love…
Gingerheidi è così. Like love, only different. E con questo non voglio riferirmi al melting pot dei gender, o ai molteplici e svariati amici non precisamente straight con cui esce il sabato sera e a volte anche il lunedì, il martedì, il mercoledì dopo il lavoro, il giovedì e ogni tanto il venerdì e la domenica… Mi riferisco a una differenza di grado, una qualità superiore, quella piccola rarità, quella diversità, voluta o involuta, che rende una cosa unica e senza prezzo, tipo le cento lire con l’uno dell’anno stampato al contrario…
Ah, comunque… se uso tutti questi termini anglosassoni a me inusuali, è solo per entrare nella dimensione insulare di Gingerheidi, a metà tra quella piccola isoletta verde appena segnata sulle mappe e l’isolona imperiale poco più a destra (parecchio), a cui è legata da un rapporto strano, di nuovo like love, only different, amore e odio… Gingerheidi vive esattamente a metà, tra il secondo e il terzo atto di una commedia di Wilde, in quello spazio di mare, tra Dublin e Holyhead, proprio lì in quello spazio azzurro dove di solito nelle cartine c’è scritto “Irish Sea”…
Figlia del mare lo è di sicuro, Gingerheidi, un mare placido e sonnacchioso, non a caso dominato dalla “Dormiente del Sannio”, figura di donna leggendaria sdraiata sul verde paesaggio collinare, il cui seno prosperoso si staglia voglioso e invogliante alla luce rossastra del tramonto…
Nata e cresciuta nella “città delle streghe”, Gingerheidi appena può ritorna in quel paesino in montagna, 359 famiglie e 376 abitazioni, dove ritrova quelle tradizioni popolari, quelle ricette culinarie, quei metodi tradizionali, quel calore familiare di contatti e parenti che le sono sempre andati stretti ma che, in fondo, la fanno sentire parte di una comunità, amata e apprezzata nelle sue peculiarità… ancora a metà tra un paese di montagna e la metropoli postmoderna dove ogni scelta è possibile, ma forse nessuna è altrettanto plausibile…
E Gingerheidi vive perennemente nel tentativo di “Make sense of” quite everything, ultimamente si tratta di illness and disease, ma in realtà è con lei stessa, con la sua vita, il suo passato, il suo futuro, le sue delusioni e le sue speranze che cerca continuamente di venire a patti, la sua tendenza è quella di interrogarsi su ogni cosa, fornendola di un significato che la sua mente iperattiva e brillante non accetta di ridurre a semplice e banale compromesso. Non accetta compromessi Gingerheidi, e per questo avrà sempre la mia stima imperitura e il mio affetto insindacabile, qualunque cazzata ha fatto e farà, qualsiasi montagna deciderà di scalare o qualsiasi declivio per cui ruzzolerà giù se dovesse andare male…
So I said I'm a snowball running
Running down into the spring that's coming all this love
Melting under blue skies
Belting out sunlight
Shimmering love
Well baby I surrender
To the strawberry ice cream
Never ever end of all this love
Well I didn't mean to do it
But there's no escaping your love…
Anche Gingerheidi si arrende a volte al gelato (forse non alla fragola, decisamente non il suo gusto preferito), e che non si dica che abbia mai rifiutato una puntata al cornettaro dopo essersi sorbita, per quieto vivere, la visione del David Lynch di turno… innamorata dei gusti dolci, delle salsine e salsette tra cui ha la fortuna di rientrare il sottoscritto, Gingerheidi ha conosciuto anche l’amore dei poeti, delle perle negli occhi e delle poesie dedicate, l’amore che, infinitamente più dolce di qualsiasi gelato, lascia purtroppo l’amaro in bocca quando finisce, non necessariamente con una menzogna…
Ma il revisionismo storico, si sa, è l’arma dell’innamorato deluso, anche io l’ho usata a volte, quando il dolore si fa lancinante e vivere non ha senso. In questi momenti Gingerheidi non accetta la categoria del caso, e ogni cosa si fa negativa e persecutoria, il destino spietato si volge contro la sua vittima rendendo tutto inutile e votato al fallimento… è in questi momenti che Gingerheidi sogna altre vite, altre strade, sfoglia nella sua mente grafiche pubblicitarie e casalinghe da soap opera, esuberanti eroine televisive alla guida di SUV superaccessoriati, che scorrazzano per vialetti inglesi dirette al centro commerciale di turno per fare shopping di vestiti violerrimi e accessori ultimo grido, per poi tornare alla casetta downtown dove aspettano marito e figli per una cena da mulino bianco…
Per fortuna questi incubi si dissolvono immediatamente al sole della letteratura di cui Gingerheidi è innamorata veramente (this is real love!), un amore che, come non manca di ricordarmi spesso, è solo casuale, incidentale, forzato da un’adolescenza particolare, un amore che, come tutti gli amori veri e profondi, spesso Gingerheidi ripudia, solo per tornare poi a provarlo con sempre maggiore forza e vigore.
…Accidentally in love.
*** pynch, l'inguaribile romeo che mi ritrovo per fratello, mi ha scritto questo ritratto in cambio di favore simile che gli feci tempo fa. avrei voluto scrivere un'introduzione, se non al pezzo, almeno a lui, ma alla fine ho pensato che sia meglio lasciare tutto al lettore... io mi ci ritrovo, forse pure troppo... ma io ginger o io heidi?!
09/04/07
gingerpasquetta
07/04/07
06/04/07
reputation is what you choose
avrete visto (altrimenti lo trovate qui seguendo il percorso > spot tv > provino) lo spot di una birra, in cui un attore a un provino deve recitare la frase “se come me anche tu soffri di impotenza sessuale…” e gli si parano davanti due porte a simboleggiare la scelta tra CARRIERA e REPUTAZIONE (esatte parole che compaiono sulle suddette porte).
vorrei precisare che, secondo me, la reputazione di un uomo non è messa minimamente in discussione dalla sua (im)potenza sessuale… non ci si rovina la reputazione contraendo una patologia, ma scegliendo di adottare, in modo gratuito e furbesco, comportamenti ai danni dei propri simili. allo stesso tempo, comprendo l’esigenza di riservatezza riguardo il proprio stato di salute nel senso più ampio del termine.
mi piacerebbe che lo spot venisse (leggermente) modificato:
- o cambiando la scritta sulla porta (imbarazzo al posto di reputazione basterebbe… anche se che attore è un attore che si imbarazza?!)
- o cambiando la frase iniziale in qualcosa del tipo “se come me anche tu sei un evasore fiscale…” (e allora sì che ci sarebbe da vergognarsi!)
ultima puntualizzazione: l’impotenza sessuale rovina al massimo la reputazione dei tori da monta… la pubblicità peggiore ha già mercificato e svilito il corpo femminile in ogni modo; riservare ora lo stesso trattamento anche al corpo maschile, mi sembra, più che una tardiva pseudogiustizia sommaria, soltanto una stupidaggine reiterata.
vorrei precisare che, secondo me, la reputazione di un uomo non è messa minimamente in discussione dalla sua (im)potenza sessuale… non ci si rovina la reputazione contraendo una patologia, ma scegliendo di adottare, in modo gratuito e furbesco, comportamenti ai danni dei propri simili. allo stesso tempo, comprendo l’esigenza di riservatezza riguardo il proprio stato di salute nel senso più ampio del termine.
mi piacerebbe che lo spot venisse (leggermente) modificato:
- o cambiando la scritta sulla porta (imbarazzo al posto di reputazione basterebbe… anche se che attore è un attore che si imbarazza?!)
- o cambiando la frase iniziale in qualcosa del tipo “se come me anche tu sei un evasore fiscale…” (e allora sì che ci sarebbe da vergognarsi!)
ultima puntualizzazione: l’impotenza sessuale rovina al massimo la reputazione dei tori da monta… la pubblicità peggiore ha già mercificato e svilito il corpo femminile in ogni modo; riservare ora lo stesso trattamento anche al corpo maschile, mi sembra, più che una tardiva pseudogiustizia sommaria, soltanto una stupidaggine reiterata.
04/04/07
pablo neruda, "me falta tiempo para celebrar tus cabellos" (1959)
Me falta tiempo para celebrar tus cabellos.
Uno por uno debo contarlos y alabarlos:
otros amantes quieren vivir con ciertos ojos,
yo sólo quiero ser tu peluquero.
En Italia te bautizaron Medusa
por la encrespada y alta luz de tu cabellera.
Yo te llamo chascona mía y enmarañada:
mi corazón conoce las puertas de tu pelo.
Cuando tú te extravíes en tus propios cabellos,
no me olvides, acuérdate que te amo,
no me dejes perdido ir sin tu cabellera
por el mundo sombrío de todos los caminos
que sólo tiene sombra, transitorios dolores,
hasta que el sol sube a la torre de tu pelo.
(Mañana, Cien Sonetos de Amor: esta obra fue publicada originalmente en Buenos Aires por Editorial Losada © 1959 Pablo Neruda y Herederos de Pablo Neruda )
Non mi basta il tempo per celebrare i tuoi capelli.
Uno a uno devo contarli e lodarli:
altri amanti voglion vivere con certi occhi,
io voglio essere solo il tuo parrucchiere.
In Italia ti battezzarono Medusa
per l’arricciata e alta luce della tua capigliatura.
Io ti chiamo scarmigliata e intricata mia:
il mio cuore conosce le porte della tua chioma.
Quando ti smarrirai nei tuoi stessi capelli,
non dimenticarmi, ricordati che t’amo,
non lasciarmi andar perduto senza la tua capigliatura
per il mondo cupo di tutte le strade
che solo ha ombra, dolori passeggeri,
fin che sale il sole sulla torre della tua chioma.
...perché è neruda, perché celebra i capelli, perché l'altro giorno ho finto con maestria di saper parlare spagnolo...
Uno por uno debo contarlos y alabarlos:
otros amantes quieren vivir con ciertos ojos,
yo sólo quiero ser tu peluquero.
En Italia te bautizaron Medusa
por la encrespada y alta luz de tu cabellera.
Yo te llamo chascona mía y enmarañada:
mi corazón conoce las puertas de tu pelo.
Cuando tú te extravíes en tus propios cabellos,
no me olvides, acuérdate que te amo,
no me dejes perdido ir sin tu cabellera
por el mundo sombrío de todos los caminos
que sólo tiene sombra, transitorios dolores,
hasta que el sol sube a la torre de tu pelo.
(Mañana, Cien Sonetos de Amor: esta obra fue publicada originalmente en Buenos Aires por Editorial Losada © 1959 Pablo Neruda y Herederos de Pablo Neruda )
Non mi basta il tempo per celebrare i tuoi capelli.
Uno a uno devo contarli e lodarli:
altri amanti voglion vivere con certi occhi,
io voglio essere solo il tuo parrucchiere.
In Italia ti battezzarono Medusa
per l’arricciata e alta luce della tua capigliatura.
Io ti chiamo scarmigliata e intricata mia:
il mio cuore conosce le porte della tua chioma.
Quando ti smarrirai nei tuoi stessi capelli,
non dimenticarmi, ricordati che t’amo,
non lasciarmi andar perduto senza la tua capigliatura
per il mondo cupo di tutte le strade
che solo ha ombra, dolori passeggeri,
fin che sale il sole sulla torre della tua chioma.
...perché è neruda, perché celebra i capelli, perché l'altro giorno ho finto con maestria di saper parlare spagnolo...
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